Si sono concluse le indagini sull’inchiesta del voto assistito a Torrice per le amministrative comunali del 2018. Prima il procuratore Giuseppe De Falco e poi il procuratore facente funzioni Adolfo Coletta sono andati avanti mentre in Paese infuriavano le polemiche. Venti persone sono indagate. A loro e’ arrivato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Per due e’ stata chiesta l’archiviazione. Se le accuse, respinte dagli indagati, dovessero essere confermate, potrebbero esserci clamorosi sviluppi per il futuro del Comune di Torrice. Le indagini presero il via dai ricorsi presentati a seguito di uno scarto minimo di quattro voti tra il vincitore e lo sconfitto. Come si ricorderà la coalizione dell’attuale Sindaco Mauro Assalti vinse con soli quattro voti di differenza rispetto allo schieramento del suo rivale, Alfonso Santangeli. Quest’ultimo ha presentato dei ricorsi anche alla giustizia amministrativa e il 16 gennaio se ne discuterà davanti al Consiglio di Stato. Santangeli chiede l’annullamento o il ribaltamento dell’esito elettorale mentre l’attuale amministrazione in carica chiede di respingerlo. Sugli indagati pesano le accuse di violazione della legge elettorale. Sotto la luce degli inquirenti c’è, soprattutto, il voto assistito dei disabili. Secondo la procura avrebbero votato non in modo autonomo. Infatti dodici disabili, pur in possesso di certificati medici che impedivano tale possibilità, hanno espresso il voto assistito con altrettanti certificati fatti da un medico non idoneo a scriverli. Gli imputati poi, sempre secondo gli inquirenti, avrebbero violato i sigilli, aprendo un plico e, in particolare, per tre degli accusati, ci sarebbe anche l’accusa di aver promesso e dato somme di denaro e buoni benzina per avere il voto.
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