“Priorità alla salute, ripartire ora è difficile”.
Cosi il presidente Maurizio Stirpe, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera.
“Il calcio, in questo momento, non è tra i miei primi pensieri – ha dichiarato il patron giallazzurro – Ci sono studiosi e scienziati che giustamente continuano a manifestare dubbi sulla ripresa dell’attività. Quando li ascolto mi sembra che la data per ricominciare si stia
allontanando anziché avvicinarsi.
“Le società non sono in grado di garantire la sicurezza – ha proseguito il presidente Stirpe – parliamo di tamponi da fare ogni quattro giorni. E anche di squadre chiuse in ritiro: alcuni club hanno centri oppure hotel di proprietà, ma la gran parte ne è sprovvista. Proviamo poi a pensare agli atleti, che dovrebbero restare segregati per mesi e giocare in modo quasi forzato. Senza pensare poi agli spostamenti. E se un calciatore viene contagiato che facciamo? Meglio aspettare e individuare in futuro una finestra per concludere i campionati, che vanno finiti ma non a porte chiuse poi mi va bene qualsiasi soluzione, a patto che non sia pasticciata. Tutti devono essere trattati allo stesso modo – ha concluso il presidente Stirpe – se mi dicono che
dalla B alla A salgono due squadre, anziché tre come previsto, allora
non ci sto. In questo caso mi rivolgerò all’autorità giudiziaria per tutelare i diritti del Frosinone”.