Effettuavano falsi test a pagamento senza farli analizzare.
Un’infermiera di 35 anni e il suo compagno, che si fingeva medico, effettuavano falsi test a pagamento, senza farli analizzare. A tutti davano finti certificati di negatività. Sarebbero decine i casi accertati nell’indagine condotta dal pm di Civitavecchia. Lo scrive Il Messaggero.
L’ipotesi di reato al momento è di concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. Le accuse però potrebbero allargarsi se fosse dimostrato che le conseguenze delle loro azioni possano aver aumentato il diffondersi del contagio.
Per portare avanti la truffa l’infermiera prelevava gli stick dall’ospedale in cui operava, mentre per i referti era stato preso a modello un documento vero dello Spallanzani che veniva riprodotto al computer dal finto medico.
Le indagini sono scattate dopo che una vittima della truffa si era rivolta allo Spallanzani per avere chiarimenti sul suo referto; l’ospedale ha risposto che il documento non era uscito da lì ma dalla Asl di Civitavecchia che a sua volta non ha riconosciuto come suo quel referto. Da lì sono scattate le indagini. I due truffatori avevano anche accordi con un’azienda che aveva chiesto loro di testare i suoi dipendenti.
Ha commentato così l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio,Alessio D’Amato: “Se il fatto sarà acclarato l’operatrice sanitaria sarà licenziata. E’ un fatto inaccettabile speculare sulla pandemia. Massima collaborazione con i Carabinieri e la Magistratura”