Come risaputo, il prezzo del grano è balzato a un + 22% durante i due mesi di conflitto, con il taglio dei raccolti in Ucraina e le difficoltà di trasporto dovute alla situazione bellica; ma ad aumentare, questa volta del 17%, sono anche le quotazioni del mais destinato all’alimentazione animale e a tutte le principali produzioni agricole.
Questi i dati emersi da un’analisi effettuata dalla Coldiretti sull’andamento delle quotazioni di uno dei principali punti di riferimento del commercio agricolo a livello mondiale, il Chicago Board of Trade; il ministero della Difesa della Gran Bretagna lancia l’allarme sulla sicurezza alimentare, a causa del taglio del 20% del raccolto di cereali in Ucraina, dovuto principalmente alla riduzione delle superfici seminate.
Il conflitto ucraino rischia di togliere dal mercato oltre 1/4 del grano mondiale, con i due paesi coinvolti (Russia e Ucraina) che ne controllano quasi il 30% degli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate.
Si è espresso in merito alla questione il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri: <<L’italia – spiega – si vede costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi che vengono riconosciuti ai nostri agricoltori; negli ultimi 10 anni abbiamo assistito alla scomparsa di un campo di grano su cinque, con la conseguente perdita di quasi mezzo milione complessivo di ettari coltivati. C’è bisogno di stringere accordi tra le imprese agricole e quelle industriali – continua il presidente di Coldiretti Lazio – , di investire di più sulla produttività e di migliorare la qualità dei terreni coltivabili. Bisogna anche muoversi seriamente per contrastare l’emergenza animali selvatici, che molto spesso costringe un coltivatore ad abbandonare il proprio terreno devastato dalla fauna>>.
