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Cassino: uno spazio dedicato a Roberto Mancini, il poliziotto nemico delle Ecomafie

‘Al poliziotto Roberto Mancini mancava ancora poco da vivere quando in prima serata Rai, ai microfoni di Servizio Pubblico, nel corso di un clamoroso faccia a faccia con Carmine Schiavone, raccontò all’Italia l’oscuro intreccio tra camorra, imprenditoria e politica che portò, nella Terra dei Fuochi, milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Ma soprattutto fiumi di denaro sporco.

“Roberto era un sostituto commissario della Criminalpol quando, per primo, negli anni ‘90, cominciò ad indagare sulle ecomafie svelando l’incredibile business degli interramenti tra Campania e Lazio – ha ricordato l’assessore alla Cultura Danilo Grossi – Un lavoro prezioso, fatto anche di sopralluoghi e verifiche sui campi dove venivano sversati materiali tossici che gli causarono il linfoma che lo condusse alla morte. Ad 8 anni dalla sua morte e a 25 dalla sua indagine, culminata in una corposa informativa misteriosamente “dimenticata” per 13 anni, dal 1996 fino al 2010, è compito nostro, delle istituzioni, dei cittadini, di tutti, ricordare questo eroe civile vittima del dovere, trasmettere il suo messaggio di coraggio, la sua fame di giustizia, la sua abnegazione per il prossimo”.

“Per questo, venerdì 30 settembre alle ore 17, presso il Palazzo della Cultura, omaggeremo Roberto Mancini e la sua storia, collocando in un immobile confiscato alla criminalità una targa in suo onore, nella speranza che i giovani, soprattutto loro, magari dapprima incuriositi da quel nome già noto, vogliano scoprire di più su questa figura e sull’ incredibile storia che si cela dietro – ha sottolineato il sindaco Enzo Salera, che parteciperà all’iniziativa in rappresentanza della cittadinanza cassinate – ringrazio Angelo Di Paola, Segretario della Silp-Cgil di Frosinone per aver proposto questa iniziativa che vedrà la presenza dei familiari di Roberto, del Questore di Frosinone Domenico Condello, di Alessandro Magno, collega di Mancini e componente del suo pool investigativo e di Enrico Fontana, dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente”.

“La sua indagine, che arrivò a toccare anche il territorio cassinate, condotta “sul campo” e non dietro ad una scrivania, avrebbe potuto salvare tante vite – ha ricordato ancora Grossi -.
Ed invece gli costò la sua e quella dei tanti innocenti che si ammalarono a causa degli interramenti tossici che aveva scoperto Roberto, ma che colpevolmente finirono sotto i riflettori delle tv e dei giornali, solo molti anni dopo. Di certo lui non voleva essere né diventare un eroe. Lo è diventato suo malgrado. Era poliziotto di strada, di quelli che lavorano silenziosamente e che davanti ai microfoni non ci finiscono mai. La divisa la usava raramente, ma la amava al punto da averla indossata per la prima volta da giovane militante di sinistra, a Roma, quando tra i ‘70 e gli ‘80, essere “guardia” e girare i commissariati col Manifesto sotto al braccio, come faceva coraggiosamente ogni giorno, destava scalpore. Soprattutto tra i colleghi”.

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