Sospeso, nell’ambito dell’operazione l’Ultima Corsa, il reddito di cittadinanza a 10 persone destinatarie di misure cautelari e responsabili a vario titolo dei reati di usura e di spaccio di sostanze stupefacenti.Gli uomini della Polizia di Stato, come si rioìcorderà, a metà settembre, al termine di un’articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cassino e condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, eseguirono 11 misure di custodia cautelare in carcere, 2 misure cautelari degli arresti domiciliari, 4 obblighi di dimora, oltre alla denuncia in stato di libertà di altri 5 soggetti, tutti appartenenti ad un emergente gruppo criminale, attivo nel sorano e riconducibile ad una famiglia Sinti, specializzato nel campo dello spaccio di sostanze stupefacenti, nell’estorsione e nell’usura. Da ulteriori indagini che, nel frattempo, sono proseguite i poliziotti della Squadra Mobile hanno accertato che 10 degli indagati colpiti dalle misure cautelari, risultavano essere beneficiari di reddito di cittadinanza. Alla luce degli elementi raccolti, in considerazione della previsione legislativa, che stabilisce la sospensione del beneficio per coloro che sono sottoposti a misure cautelari personali, è stata chiesta la sospensione del reddito di cittadinanza per i destinatari delle misure cautelari eseguite a seguito dell’indagine.In particolare, gli investigatori hanno appurato che alcuni dei soggetti coinvolti nell’operazione di polizia avevano un tenore di vita molto superiore rispetto all’importo dei redditi dagli stessi dichiarati, che aveva infatti portato all’emissione nei loro riguardi del beneficio a carico delle casse dello Stato.Alcuni di loro, tra l’altro, erano soliti noleggiare delle vetture di grossa cilindrata, anche vere e proprie fuoriserie, che non acquistavano proprio poiché il possesso delle auto avrebbe potuto far emergere le incongruenze tra il reddito dichiarato e quello effettivo, frutto soprattutto dell’attività delittuosa alla quale erano dediti.Il reddito di cittadinanza percepito dagli indagati fino alla data della revoca, a partire dal 2019 e rinnovato alla scadenza dei 18 mesi, variava dalla somma di 500 euro a quella di 1200 euro mensile, in base alla condizione familiare. Informato subito il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In seguito alla relativa informativa, l’Autorità Giudiziaria ha accolto la tesi degli investigatori, revocando con effetto immediato il beneficio di cui godevano illegittimamente.
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