Tempi sempre più duri per chi deve spostarsi in auto. Il prezzo medio della benzina in modalità self-service ha superato l’1,7 euro al litro, importo spropositato ma tuttavia meno elevato di quello del gasolio che ha superato, nei valori medi, i 2 euro al litro. I prezzi del Gpl invece si posizionano tra 0,788 a 0,806 euro al litro. Infine il metano auto si colloca tra 2,784 e 3,392 euro.
Il rincaro preoccupa in vista della scadenza dello sconto fiscale del prossimo 31 ottobre che toglie 30,4 centesimi al litro al prezzo pagato al distributore. La speranza è che la misura possa essere prorogata. La crisi energetica e le conseguenze della guerra in Ucraina sono tra i principali motivi dell’aumento. Gli impianti di raffinazione europea sono maggiormente focalizzati sulla produzione di benzina e altri derivati del petrolio. Il gasolio invece è prodotto dalla Russia per circa il 60% di quello che necessita all’Europa.
Con le sanzioni imposte a Mosca, le esportazioni russe sono molto più difficoltose e dunque più costose per chi acquista. A ciò si aggiunga il price cap, il tetto massimo, con il quale i Paesi potrebbero continuare ad acquistare gas dall’oleodotto russo. Questi aumenti incontrollati stanno rendendo la vita quotidiana dei cittadini ogni giorno più difficile. Famiglie, imprese, commercio stanno subendo un tracollo vertiginoso. Le domande che tutti si pongono sono sempre le stesse ormai: queste sanzioni per chi sono risultate più deleterie? Chi ha voluto questa guerra? Perché i nostri rappresentanti europei continuano a sostenerla con invio di armi e denaro, senza badare alla volontà e alle difficoltà dei cittadini che li hanno eletti?