Una storia che ha il sapore di tempi lontani e che invece, purtroppo, accade ancora nel ventunesimo secolo, nella società civile. Accade a Veroli, dove una giovane donna sposa un uomo molto più grande di lei, un 53enne, impiegato, ma, invece di protezione e amore, riceve divieti, minacce e percosse.
L’avarizia è solo il pretesto, la violenza non ha mai scusanti. Secondo il racconto della donna, se le bollette erano, a parere suo, troppo care, l’impiegato vietava alla moglie di lavarsi e la costringeva a stare al buio. Se la poverina “trasgrediva”, veniva picchiata.
Le impediva di usare la lavatrice: il bucato rigorosamente a mano, anche l’igiene personale era controllata e limitata: la doccia con acqua fredda. Molto spesso, di nascosto dal marito, la malcapitata cercava aiuto nella casa paterna. L’uomo, per impedirle di rivelare la sua triste condizione, le vietava anche di frequentare parenti e amici, pena le percosse.
La donna per lungo tempo ha sopportato, poi finalmente si è rivolta ad un centro antiviolenza per denunciare il coniuge ed essere aiutata. A conclusione delle indagini l’uomo è finito sotto processo per maltrattamenti aggravati. L’imputato sarà difeso dall’avvocato Enrico Pavia.