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CronacaPrimo piano

Anagni: trapiantato il rene e il pancreas, diviene vittima di Covid

La storia di Cesare Marinelli, 45 anni, è giunta stamattina anche a noi. 8 anni fa l’uomo ha subito il doppio trapianto di rene e pancreas risultando dunque un soggetto altamente a rischio per il Covid. Cesare racconta:

“Uno come me che non aveva paura di niente si è dovuto fermare davanti alla malattia. Una vita da diabetico e non avevo mai accettato di esserlo. Una sera mi venne la febbre, la mattina dopo mi sentii molto male e mi ricoverarono all’ospedale di Anagni, quando all’epoca era ancora una chicca. Come si dice, mi ripresero per i capelli, non ero più cosciente. Dopo alcuni giorni, il dott. Simeone e la dott.ssa Porcu comunicano di avere due notizie per me, una brutta e una bella. Scelsi di sapere prima quella brutta e il dott. Simeone mi disse <Cesare devi andare in dialisi per blocco renale!> Non capii più nulla, non ricordavo più nemmeno il mio nome, sentivo solo il silenzio totale della stanza. La notizia bella era che avevo la possibilità di fare il trapianto. Uscii dalla stanza frastornato, nei miei pensieri la dialisi e il trapianto. Dopo due giorni rincominciai la mia vita, lavoravo, facevo più sport di prima, nel pomeriggio andavo in ospedale a fare dialisi. Questo per un anno, nel frattempo facevo la spola Anagni – Pisa, tra controlli, visite fino al 2012, il giorno della mia rinascita. Era domenica e io ero con amici, mi squillò il telefono, lampeggiò il nome PISA. Risposi immediatamente <Marinelli si prepari e venga subito a Pisa!> In un misto di ansia e paura io e la mia famiglia ci mettemmo in macchina. Arrivammo a Pisa e dopo diverse visite mi comunicarono che l’indomani sarei entrato in sala operatoria: rene e pancreas erano compatibili al 99.9%. La notte passò tra pensieri belli e negativi, la mattina dalle ore 7 la mia vita cambiò. Grazie ai dottori Simeone, Porcu, Fasolini grande amico, grazie a tutto lo staff del reparto trapianti di Pisa e allo staff di Anagni, dall’amico Roberto Ciocci a Renato Pilozzi, al dottore Chiappetta, sono tornato a vivere. Grazie alla mia famiglia, soprattutto mia madre e mia sorella Laura ma anche ai miei zii e cugini, non mi sono mai sentito solo, il loro calore mi ha dato sempre sicurezza. Ma il ringraziamento più grande va al mio angelo custode e ai suoi genitori, che nel perdere il proprio figlio di 14 anni in un incidente stradale donarono gli organi, salvando me. Nasce da qui la mia società e scuola calcio “Frassati Anagni”, dedicata al ragazzo che amava il calcio ed era molto forte.”

Nel mese dello scorso Aprile Cesare risulta positivo al Covid seppure asintomatico:

“Mi sono trovato ad affrontare questo virus, questo male invisibile. Mi sentivo bene, non avevo sintomi, mi ero sottoposto al test con serenità, ero sicuro di essere negativo. Mia moglie e mia figlia per fortuna erano negative. Il medico mi ordina di mettere subito la mascherina e di stare lontano dalla bambina. Dovevo stare per giorni in un’altra parte. In un attimo mi si ferma tutta la vita, mia moglie piange, eravamo preoccupati, sono un soggetto a rischio. Sono attimi tristi che senti il mondo che ti crolla addosso. Così nella disperazione mi preparo le mie pillole, qualche tuta e pigiama e vado a casa di mia mamma. Lei mi lascia casa e va in un altro posto. Sono solo a casa di mamma, senza le persone a me care. Sono solo io e il Covid. Un virus invisibile, non sapevo a cosa andavo incontro. Non lo vedevo, non lo sentivo, era venuto all’improvviso e non sapevo quando sarebbe andato via. Ero sommerso da mille pensieri, isolato dalla mia famiglia. Ero io e il mio pensiero fisso: Cosa ho? Che succede? E se mi sento male? Si sono stato un guerriero nell’ affrontare la dialisi, il trapianto, ma qui sono solo. Non sono nel letto dell’ospedale con le infermiere vicino. Non sono in ospedale dove tutti gli angeli con il camice bianco ti danno il buongiorno e parlano con te. Questa volta sono solo e il pensiero non ha risposta. Mi misuravo la febbre ogni 20 minuti. Mi sentivo un peso sul petto, camminavo per casa, camminavo per ore, ma dove andavo? Pensavo alla mia bambina, a mia moglie, avevo il terrore di averle contagiate. Il cervello mi andava in tilt!  I giorni sembrano essere infiniti! Ma stando solo, nel silenzio, ti accorgi poi che hai un milione di amici, familiari che ti cercano e che ti dicono <Tu sei forte! Sei una roccia! Un guerriero!> Passano i giorni, uno dietro l’altro, pian piano inizi a vedere il sole. Arriva il giorno del tampone, anche se fisicamente stai bene i pensieri sono sempre tantissimi e appena senti quella parola magica <SEI NEGATIVO AL COVID 19> scoppi in un pianto liberatorio. Ho chiamato subito la mia famiglia, con la voglia di abbracciare tutti … ma non si può… bisogna aspettare il terzo tampone. Ed ecco che riparte l’ansia. Ho pregato tanto, speravo di uscire presto da quell’incubo. Fatto finalmente il terzo tampone, il giorno dopo mi telefona l’Asl di Frosinone. Al suono della parola NEGATIVOOOO, mi sono sentito libero di tutto! Ero guarito, ce l’avevo fatta ancora un’altra volta!”

E’ grazie a persone come Cesare, e alla sua storia, se oggi ci è ancora possibile avere speranza nel futuro e cercare di capire quanto sia importante la prevenzione, per noi e per gli altri!

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