Una stringata e disperata telefonata al padre, dopo che non si faceva più sentire da giorni: “Sono in prigione a Teheran. In Iran”. Poi più nulla, nessuna notizia o qualcosa a cui appigliarsi. La figlia si chiama Alessia, 30 anni appena compiuti. Il padre è invece Alberto Piperno, romano. Suo l’appello lanciato ieri sera su Facebook.
“Questa ragazza è Alessia Piperno, ed è mia figlia – scrive Piperno sul suo profilo, postando la foto della figlia -. È una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli. Si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni paese che ha visitato. Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30 compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran”.
In Iran, recentemente, la morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato l’hijab “in modo inappropriato”, ha scatenato contestazioni in tutto il paese e vasta eco in tutto il mondo occidentale.
“Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici – prosegue l’appello del padre su Facebook – mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto. Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’Ambasciata italiana a Teheran. Ma ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione. Ci dicono che si stanno muovendo… E noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice ‘vi prego, aiutatemi’… Non sono un postatore di foto e non uso quasi mai social ma oggi non ho potuto farne a meno… Voglio che si sappia e che questa notizia raggiunga più persone possibili, magari arrivare a quella giusta che può aiutarci”.