Nel corso della celebrazione della 17ª Giornata per la Custodia del Creato davanti a Gruppi Scout del Distretto di Frosinone, membri dello staff delle Olimpiadi Victoria, alla presidenza dell’Azione Cattolica diocesana, alla Comunità di Sant’Egidio e a tanti fedeli nel santuario di Madonna della Neve a Frosinone, il vescovo Spreafico, durante l’omelia ha sottolineato con biasimo l’incuria dell’inquinamento della Valle del Sacco, e quanto «per il suo disastroso inquinamento si continua a fare ben poco».
«Celebriamo il tempo del creato, alziamo gli occhi da noi stessi per guardarci intorno, per condividere con tutte le creature viventi il dono di vivere su questa terra e in questo mondo» ha detto monsignore Spreafico, rimarcando poi il messaggio di papa Francesco “Ascolta la voce del creato”.
“Cari amici. L’io assoluto non esiste. Noi siamo sempre connessi, nonostante a volte non ci piaccia, anche quando siamo soli, anche quando non siamo connessi sui social. Gli altri esistono e li devi ascoltare. L’acqua, la terra, le piante, gli animali, il cosmo esistono con noi. Noi stessi, come dice il libro della Genesi, siamo “polvere della terra”, cioè siamo fragili e deboli come è fragile il pianeta su cui viviamo. Lo abbiamo visto nei disastri ambientali, anche nel nostro Paese».
Monsignore Spreafico riprendendo ancora le parole del Santo Padre ha aggiunto: «Purtroppo, – scrive papa Francesco – quella dolce canzone è accompagnata da un grido amaro. O meglio, da un coro di grida amare. Per prima, è la sorella madre terra che grida. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione”. Ce lo ricorda la Valle del Sacco e il suo disastroso inquinamento per cui si continua a fare ben poco». «”Poi, continua Francesco sono le diverse creature a gridare. Alla mercé di un antropocentrismo dispotico (Laudato si’, 68), agli antipodi della centralità di Cristo nell’opera della creazione, innumerevoli specie si stanno estinguendo, cessando per sempre i loro inni di lode a Dio. Ma sono anche i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti … gridano i nostri figli. Minacciati da un miope egoismo, gli adolescenti chiedono ansiosi a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta”.