Con il conflitto russo-ucraino e la conquista di Mosca delle centrali di Chernobyl e Zaporizhzhia, il terrore di una guerra nucleare è tornato a serpeggiare in Europa e nel mondo.
Alla luce di questo scenario, i media americani stanno riproponendo in questi giorni una simulazione di una guerra nucleare elaborata due anni fa dal programma Science and Global Security (SGS) dell’Università di Princeton che prevede tre fasi.
“Plan A”, questo il suo nome, ha ipotizzato che, se anche solo un singolo “colpo di avvertimento” dovesse essere inviato dalla Russia a una qualsiasi base militare della Nato o degli Usa, in poche ore ci sarebbero 90 milioni persone morte o gravemente ferite.
La prima fase del conflitto vedrebbe la Russia tentare di distruggere le basi Nato in tutta Europa attraverso l’uso di 300 armi nucleari. A quel punto l’Alleanza Atlantica risponderebbe con 180 delle proprie armi nucleari, con 2,6 milioni di morti entro le prime tre ore.
La fase successiva, “Counterforce plan”, vedrebbe la maggior parte delle forze militari europee distrutte. Gli Stati Uniti a quel punto colpirebbero la Russia con 600 missili causando a loro volta circa 3,4 milioni di morti in soli 45 minuti.
La terza fase, la finale “Countervalue plan”, vedrebbe le trenta città e i centri economici più popolati colpiti da cinque a dieci testate ciascuna. A questo punto il bilancio delle vittime salirebbe in 45 minuti a 85,3 milioni di morti.